Daniele Malvisi Six Group - Virtuous Circles Of Miles Davis (2015/2017) [HDTracks]
Artist: Daniele Malvisi Six Group
Title: Virtuous Circles Of Miles Davis
Year Of Release: 2017 (2015)
Label: Alfa Music
Genre: Jazz, Hard Bop
Quality: FLAC (tracks) [24Bit/96kHz]
Total Time: 61:07
Total Size: 1,31 GB
WebSite: Album Preview
Title: Virtuous Circles Of Miles Davis
Year Of Release: 2017 (2015)
Label: Alfa Music
Genre: Jazz, Hard Bop
Quality: FLAC (tracks) [24Bit/96kHz]
Total Time: 61:07
Total Size: 1,31 GB
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"Virtuous Circles Of Miles Davis" is the story of a journey through which the music of Miles continues to live in the hearts and minds of these musicians, a "virtuous circle", in fact, within which the Davisian work relives, inspires and it transforms; once again regenerated, it continues to live and excite the present of these artists. More than a tribute to Miles, "Virtuous Circles Of Miles Davis" is a declaration of love towards a precise period of the life of these musicians, a historical and intimate moment in which Miles and his work were both inspirational and witnesses. The fact that in the quintet of Malvisi there is not a trumpet player speaks volumes about the genuine honesty of this artistic affection.
Come si affronta nel jazz, musica dell’attimo, la questione del repertorio, che poi è anche la questione del passato? Un passato che è solo in minima parte (fortunatamente) codificato in pagine immutabili, ma che è invece largamente individuale, dipendente dal vissuto di tutti noi? Fare musica improvvisata è anche questo, riflettere sul passato, perchè ogni suono, ogni linea melodica, ogni timbroha una storia che risuona diversamente in ciascuno degli ascoltatori. La svolta “elettrica” di Miles del 1969, annunciata da una serie di esperimenti compiuti negli anni precedenti, mise a subbuglio il mondo del jazz. Come, il maestro della sfumatura e dell’understatement che aveva creato le delicatissime atmosfere di Kind of Blue si dava ai suoni aspri e colorati delle chitarre elettriche, ai muscolari ritmi del funk, alle elaborazioni elettroniche delle tastiere? A rileggerle oggi sono polemiche che fanno sorridere, tanto è evidente il profondo legame tra tutta la carriera di Miles e quelle soluzioni degli anni Settanta. Questo disco racconta dell’impatto che la musica di Miles Davis degli anni Ottanta - soprattutto “Tutu” e “Decoy” - ha avuto su un gruppo di giovani musicisti toscaniche in essa si riconobbero percependone al di là di barriere linguistiche, razziali, nazionali e musicali le potenzialità espressive/eversive, e di come questa musica sia ancora oggi capace di emozionare e ispirare la creazione. L’inte sa qualità personale di questo album, per certi versi una serie di pagine di diario rilette oggi, è sottolineata dall’uso della voce di Miles nel suo significato puramente musicale, perfetto contrappunto all’assenza di una tromba nel gruppo dedicato al grande trombettista in un dialogo con la memoria. E l’aura di effetti elettronici creata da Leonardo Cincinelli (omonimo ma non parente di uno dei due chitarristi del gruppo) accentua la dimensione onirica, la profondità temporale di questa musica reinterpretata a distanza di decenni dai tempi in cui il Miles “elettrico” dava scandalo a chi confonde l’aspetto esteriore delle cose con la loro sostanza artistica.
Come si affronta nel jazz, musica dell’attimo, la questione del repertorio, che poi è anche la questione del passato? Un passato che è solo in minima parte (fortunatamente) codificato in pagine immutabili, ma che è invece largamente individuale, dipendente dal vissuto di tutti noi? Fare musica improvvisata è anche questo, riflettere sul passato, perchè ogni suono, ogni linea melodica, ogni timbroha una storia che risuona diversamente in ciascuno degli ascoltatori. La svolta “elettrica” di Miles del 1969, annunciata da una serie di esperimenti compiuti negli anni precedenti, mise a subbuglio il mondo del jazz. Come, il maestro della sfumatura e dell’understatement che aveva creato le delicatissime atmosfere di Kind of Blue si dava ai suoni aspri e colorati delle chitarre elettriche, ai muscolari ritmi del funk, alle elaborazioni elettroniche delle tastiere? A rileggerle oggi sono polemiche che fanno sorridere, tanto è evidente il profondo legame tra tutta la carriera di Miles e quelle soluzioni degli anni Settanta. Questo disco racconta dell’impatto che la musica di Miles Davis degli anni Ottanta - soprattutto “Tutu” e “Decoy” - ha avuto su un gruppo di giovani musicisti toscaniche in essa si riconobbero percependone al di là di barriere linguistiche, razziali, nazionali e musicali le potenzialità espressive/eversive, e di come questa musica sia ancora oggi capace di emozionare e ispirare la creazione. L’inte sa qualità personale di questo album, per certi versi una serie di pagine di diario rilette oggi, è sottolineata dall’uso della voce di Miles nel suo significato puramente musicale, perfetto contrappunto all’assenza di una tromba nel gruppo dedicato al grande trombettista in un dialogo con la memoria. E l’aura di effetti elettronici creata da Leonardo Cincinelli (omonimo ma non parente di uno dei due chitarristi del gruppo) accentua la dimensione onirica, la profondità temporale di questa musica reinterpretata a distanza di decenni dai tempi in cui il Miles “elettrico” dava scandalo a chi confonde l’aspetto esteriore delle cose con la loro sostanza artistica.
Tracklist:
01. Nardis (10:18)
02. Milestones (New) (9:01)
03. Solara (6:25)
04. Milestones (Old) (8:18)
05. Jean Pierre (7:26)
06. Pfrancing (No Blues) (6:54)
07. What It Is (7:20)
08. Blue In Green (5:26)
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Daniele Malvisi - tenor & soprano sax
Giovanni Conversano - guitar
Andrea Cincineli - guitar
Gianmarco Scaglia - double bass
Paolo Corsi - drums & percussions
Leonardo Cincineli - live electronics