Renato Sellani - Glad There is You (2014)
Artist: Renato Sellani
Title: Glad There is You
Year Of Release: 2014
Label: Ponderosa Music & Art
Genre: Jazz
Quality: FLAC (tracks) | Mp3 / 320kbps
Total Time: 01:56:57
Total Size: 365 MB | 265 MB
WebSite: Album Preview
Tracklist:Title: Glad There is You
Year Of Release: 2014
Label: Ponderosa Music & Art
Genre: Jazz
Quality: FLAC (tracks) | Mp3 / 320kbps
Total Time: 01:56:57
Total Size: 365 MB | 265 MB
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01. Autoritratto
02. Doce doce
03. Anna Bri
04. E la chiamano estate
05. Ti ricordo ancora
06. Io che amo solo te
07. Torna a Surriento . Caruso
08. Un lenzuolo per sognare
09. Roma nun fa la stupida
10. Volare
11. Dolfo
12. Il nostro concerto
13. Dov'è walter
14. A - a
15. Ma l'amore no
16. Patetico
17. I'm Glad There Is You
18. Everything Happens to Me
19. Moon River
20. Laura
21. My Foolish Heart
22. Nature Boy
23. Angel Eyes
24. Ruby, My Dear
25. Lament
26. My Funny Valentine
27. Ne me quitte pas
28. Que reste-t-il de nos amours
29. The Man I Love
30. Pavane
Il primo novembre del 2014 se ne andava a Milano, a ottantotto anni, Renato Sellani, decano dei musicisti jazz italiani. Nato a Senigallia ma residente a Milano da oltre mezzo secolo, Sellani aveva collaborato con centinaia di musicisti, tra i quali alcune icone del jazz come Dizzy Gillespie e Lee Konitz. C'è chi sostiene che, alla fin fine, non fosse un fuoriclasse, e certo non è mai stato in primissimo piano sulla scena del jazz, neppure su quella italiana; tuttavia è difficile mettere in dubbio la sua sincerità artistica, la passione per la musica che ha suonato fino agli ultimi giorni della sua vita. Come dimostra questo doppio CD, registrato appena cinque mesi prima della scomparsa e che può essere considerato il suo testamento musicale.
Il lavoro è in piena solitudine, inciso a Milano presso Limen Studio, e vede nel primo disco un programma di canzoni italiane dagli anni Sessanta in su, nel secondo invece standard. In altre parole, ben divise le une dalle altre, le composizioni che avevano rappresentato l'appassionato repertorio di Sellani nel corso della sua lunga carriera.
Il primo disco si apre e si chiude in verità con due pezzi dello stesso Sellani: la delicata "Autoritratto" lo introduce, la più dolente "Patetico" se ne accommiata. In mezzo brani celebri e meno celebri di Modugno e Bindi, Bongusto ed Endrigo, ma anche di Concato e Dalla, tutti cesellati con sentimento e leggera maestria. Anche se, forse, tutti un po' venati da una malinconia che adesso è troppo facile interpretare come la percezione dell'essere forse al canto del cigno.
Nel secondo disco lo stile interpretativo non muta, ma il programma include alcuni tra gli standard più famosi (non manca neppure Monk) ed è interrotto da tre sole eccezioni, due delle quali non lo sono neppure tanto: il Brel di "Ne me quitte pas," il Trenet di "Que reste-t-il de nos amour" e la conclusiva "Pavane" di Faure. Che siano posti tutti al termine del lavoro, intercalati solo da un Gershwin, forse non è un caso.
Due ore di bella musica, quindi, interpretata con passione, sincerità e una sensibilità che è frutto dell'esperienza e dell'età. Questo è quanto ci lascia quel magro signore anziano che vediamo ritratto nell'interno della copertina mentre, come al solito vestito da gentleman, si accende in una posa un po' strana l'ennesima sigaretta. Non è poco. Grazie, Renato.~By Neri Pollastri
Il lavoro è in piena solitudine, inciso a Milano presso Limen Studio, e vede nel primo disco un programma di canzoni italiane dagli anni Sessanta in su, nel secondo invece standard. In altre parole, ben divise le une dalle altre, le composizioni che avevano rappresentato l'appassionato repertorio di Sellani nel corso della sua lunga carriera.
Il primo disco si apre e si chiude in verità con due pezzi dello stesso Sellani: la delicata "Autoritratto" lo introduce, la più dolente "Patetico" se ne accommiata. In mezzo brani celebri e meno celebri di Modugno e Bindi, Bongusto ed Endrigo, ma anche di Concato e Dalla, tutti cesellati con sentimento e leggera maestria. Anche se, forse, tutti un po' venati da una malinconia che adesso è troppo facile interpretare come la percezione dell'essere forse al canto del cigno.
Nel secondo disco lo stile interpretativo non muta, ma il programma include alcuni tra gli standard più famosi (non manca neppure Monk) ed è interrotto da tre sole eccezioni, due delle quali non lo sono neppure tanto: il Brel di "Ne me quitte pas," il Trenet di "Que reste-t-il de nos amour" e la conclusiva "Pavane" di Faure. Che siano posti tutti al termine del lavoro, intercalati solo da un Gershwin, forse non è un caso.
Due ore di bella musica, quindi, interpretata con passione, sincerità e una sensibilità che è frutto dell'esperienza e dell'età. Questo è quanto ci lascia quel magro signore anziano che vediamo ritratto nell'interno della copertina mentre, come al solito vestito da gentleman, si accende in una posa un po' strana l'ennesima sigaretta. Non è poco. Grazie, Renato.~By Neri Pollastri
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