Michael Rosen - Unquiet Silences (2008)
Artist: Michael Rosen
Title: Unquiet Silences
Year Of Release: 2008
Label: Dodicilune
Genre: Contemporary Jazz
Quality: FLAC (tracks+.cue, log, Artwork)
Total Time: 51:18
Total Size: 340 MB
WebSite: Album Preview
Tracklist: Title: Unquiet Silences
Year Of Release: 2008
Label: Dodicilune
Genre: Contemporary Jazz
Quality: FLAC (tracks+.cue, log, Artwork)
Total Time: 51:18
Total Size: 340 MB
WebSite: Album Preview
01. Un film italiano (6:06)
02. A love unspoken (7:15)
03. Rita my dear (4:01)
04. Unquiet silences (7:27)
05. A minor love affair (6:05)
06. Bite of the Bedbug (4:13)
07. The beauty of you (4:40)
08. Free to choose (7:09)
09. Memories of the Long Forgotten (4:21)
Musicians:
Michael Rosen: tenor & soprano sax
Paolo Birro: piano
Ares Tavolazzi: bass
Fabrizio Sferra: drums
Per colmare i silenzi inquieti del suo animo Michael Rosen si lascia andare alla musica. Un modo per far scorrere via la sofferenza d'amore tra le note su di un pentagramma riempiendo letteralmente il silenzio con le sue composizioni. Canzoni senza testo, raccolte in "Unquiet Silences" pubblicato dal famoso sassofonista con la Dodicilune. Sofferenza e spiragli di luce di un animo dibattuto sono evidentemente alla base del lavoro del musicista. Ne viene fuori così una serie di brani tutti molto trascinanti. Episodi e tappe di vita molto intimi, condivisi con gli ascoltatori ribaltati in un'atmosfera jazz d'altri tempi. Le note dell'artista lasciano vibrare sentimenti e sensazioni nell'aria, interpretati in musica da armonia e melodie molto calde e romantiche.
I titoli dei brani proposti rimandano tutti a nomi di donna o all'amore. In effetti, pare evidente l'animo molto sensibile messo a nudo in composizione e in esecuzione dei brani trascinanti. Il brano che da il nome all'album è il più indicativo per intuire il sentimento che muove l'artista. Il più doloroso sicuramente "The beauty of you", eseguito con sax tenore tra glissati, note acute e toni gravi in un'altalena di sensazioni, dove la tecnica può lasciar spazio all'improvvisazione e alla scelta emozionale. Sono infatti molti i pezzi in cui con strutture melodiche molto soft, anche negli assoli, il sassofonista riesce a esprimersi al meglio. Piacevoli i fraseggi, soprattutto con il sax soprano, con cui il sassofonista di New York ma europeo d'adozione, riesce a far venir fuori le scale più arrembanti. Esecuzioni che rendono ben chiaro anche il valore del suono di Rosen, affiancato alla batteria da un ottimo Fabrizio Sferra che, con un tocco molto aggraziato, riesce a porre come sostrato ritmi incalzanti e ricchi di accompagnamenti con ride, così come lenti e morbidi riferimenti. Caustica la linea del contrabbasso di Ares Tavolazzi, che non è mai fuori contesto e che spesso 'tira' in avanti gli altri strumenti. Il piano di Paolo Birro è una sicurezza. Un suono importante in tutto l'album con cui il pianista riesce a dare spesso volume all'intera composizione, con una scelta armonica molto piena, uno stile che riporta a volte alle sonorità di Michel Petrucciani. Un disco nel complesso mai smielato, e spesso duro nel lasciar trasparire i sentimenti più profondi.
I titoli dei brani proposti rimandano tutti a nomi di donna o all'amore. In effetti, pare evidente l'animo molto sensibile messo a nudo in composizione e in esecuzione dei brani trascinanti. Il brano che da il nome all'album è il più indicativo per intuire il sentimento che muove l'artista. Il più doloroso sicuramente "The beauty of you", eseguito con sax tenore tra glissati, note acute e toni gravi in un'altalena di sensazioni, dove la tecnica può lasciar spazio all'improvvisazione e alla scelta emozionale. Sono infatti molti i pezzi in cui con strutture melodiche molto soft, anche negli assoli, il sassofonista riesce a esprimersi al meglio. Piacevoli i fraseggi, soprattutto con il sax soprano, con cui il sassofonista di New York ma europeo d'adozione, riesce a far venir fuori le scale più arrembanti. Esecuzioni che rendono ben chiaro anche il valore del suono di Rosen, affiancato alla batteria da un ottimo Fabrizio Sferra che, con un tocco molto aggraziato, riesce a porre come sostrato ritmi incalzanti e ricchi di accompagnamenti con ride, così come lenti e morbidi riferimenti. Caustica la linea del contrabbasso di Ares Tavolazzi, che non è mai fuori contesto e che spesso 'tira' in avanti gli altri strumenti. Il piano di Paolo Birro è una sicurezza. Un suono importante in tutto l'album con cui il pianista riesce a dare spesso volume all'intera composizione, con una scelta armonica molto piena, uno stile che riporta a volte alle sonorità di Michel Petrucciani. Un disco nel complesso mai smielato, e spesso duro nel lasciar trasparire i sentimenti più profondi.